domenica

AMFI in 25 anni di Storia!


"Mi piace iniziare come nelle favole…

C’era una volta una data importante: il 1° ottobre.

La campanella tornava a suonare e tutti eravamo di nuovo sui banchi di scuola.

Ora molto è cambiato. La campanella non suona più all’unisono, ma la data è rimasta, assumendo una nuova particolare importanza per i medici fotografi, che nel lontano 1° ottobre 1994 diedero vita all’ AMFI, in una bella giornata autunnale sulla costa adriatica.

Da allora sono passati 25 anni e la favola è diventata ormai una realtà.






Io li ho vissuti tutti questi lunghi anni con viva soddisfazione.

La mia idea iniziale, che allora Ugo Zatterin definì “invenzione artistica e vitale”, nata alla fine degli anni ottanta, fu subito supportata dall’entusiasmo di tanti colleghi. Con l’AMFI nacque questa nuova figura, il medico fotografo, che fa del suo hobby il mezzo per diffondere la sua ars, come cultura per informare ed educare alla salute i propri pazienti. Le fotografie non sono scientifiche ma parlano di vita e dal banale quotidiano vanno verso l’infinito immaginario.

Ars medica e ars fotografica mai erano state così unite ed in questo spirito si costituì subito un bel gruppo. Ormai, dei promotori siamo rimasti solo in pochi, molti si sono allontanati, altri nuovi colleghi sono entrati a formare una gran bella realtà di circa 50 soci in tutta Italia.

Auspico che tanti altri giovani medici fotografi continuino nello spirito collettivo dell’associazionismo in piena libertà di nuove scelte e di luce artistica.

Termoli, gennaio 2019



IO, L’AMFI E L’OSCURO

L’oscuro, cioè il mistero il dubbio il salto triplo in una avventura nuova per genere idea finalità cultura, che l’allora direttore del quotidiano il Centro di Pescara, Ugo Zatterin, definì “una invenzione artistica e vitale”. Siamo alla fine degli anni ottanta.

Cominciai a scrivere al Medico d’Italia, pubblicazione di informazione sanitaria dell’epoca divulgata a livello nazionale, per “cercare” medici fotografi, coadiuvato dalla conoscenza del giornalista Achille Martorelli di Roma, direttore di A.CU.ME (associazione culturale medici) e a “distanza” (oggi si direbbe virtuale) del collega Luigi Franco Malizia. La prima occasione arrivò nel 1989, anno europeo dell’informazione sul cancro e ricorrenza dei 150 anni della invenzione della fotografia.

Rappresentai la mia idea come un triangolo equilatero “medicina-fotografia-no profit” e riuscii a pubblicare il mio primo libro “Immagini di vita: cento foto per una Lega”.

Mancava ancora il collante che unisse i medici e li facesse incontrare. Mi “inventai” un concorso fotografico nazionale per soli medici con un tema ben preciso “una foto per la

vita”, dedicato proprio alla LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) in occasione dell’evento di informazione educazione sanitaria-prevenzione “L’Arte per la Vita”. Fu il 1° Concorso Nazionale di Fotografia per medici fotografi, a cura del Maestro Giorgio Berengo Gardin di Milano. Ebbe una grande diffusione nazionale sul Medico d’Italia e sulla rivista “Qualive” dell’A.CU.ME e il collega Luigi Franco Malizia lo sintetizzò egregiamente. Fu così che l’oscuro lentamente cominciò a sbiadire, il diaframma ad aprirsi, la luce ad entrare e l’entusiasmo fotografico di molti colleghi a (ri)animarsi, fino ad arrivare al 1° ottobre 1994.

La città di Termoli, dove ho lavorato per oltre trenta anni come gastroenterologo ospedaliero, visse un giorno importante a livello medico sociale fotografico e divenne la sede dell’AMFI, e lo è tuttora: fu stilato il verbale dell’assemblea preliminare dell’AMFI in seguito redatta con atto notarile e data alle stampe il nostro primo volume, la monografia FIAF n.5.

Con l’AMFI è nata una nuova figura, il medico-fotografo, che fa del suo hobby il mezzo per diffondere la sua ars, come cultura per informare ed educare alla salute i propri pazienti.

Le fotografie non sono scientifiche, ma parlano di vita e dal banale quotidiano vanno verso l’infinito immaginario.


MEDICINA E FOTOGRAFIA COSÌ LONTANE, COSÌ VICINE


Quali affinità, quante... tante: medico e fotografo sono stati definiti “assolutamente simili”.

Entrambi rappresentano il desiderio di esistere e di voler rimanere al di là del provvisorio: ogni scatto fotografico blocca l’istante - un attimo di vita - ogni atto medico porta verso la vita o sicuramente cerca di allontanarne la scomparsa.

Medici e fotografi uniti nella capacità di sintesi (una diagnosi, una istantanea) e nella conoscenza tecnica del mezzo (diagnostico, fotografico) che però deve diventare conoscenza spirituale, in modo da costituire una relazione circolare per assurgere ad Arte Medica ed Arte Figurativa. In tal modo l’unione diventa ancor più sottile: l’arte medica coglie la vita con l’emozione di dare sempre la vita, l’arte figurativa coglie la vita con l’emozione che circonda la vita stessa.

Vittorio Cei, psichiatra, nel suo libro “Arti figurative ed arte medica” definisce tutto ciò un rapporto di identificazione mentale in modo da non esserci neanche lo spessore di un capello: ciò vale per il fotografo e la sua macchina fotografica che in realtà è una boite à penser (un filtro eccezionale tra la realtà e la sua visione interiore) e per il medico ed il suo paziente, visto come unità intera corpo-mente. È scritto “nella fotografia l’uomo occidentale ha trovato parziale riparo dall’angoscia del decadimento; solo il rifugio della medicina può essere equiparato a quello della fotografia: con lo stesso sentimento ogni giorno si eseguono milioni di fotografie e si ricorre o si pensa ad un medico.” Questo legame filosofico-psicologico tra l’essere medico e l’essere fotografo è stato realmente interpretato da Eugene Smith, il fotografo che maggior attenzione ha prestato ai medici ed agli infermieri.

Smith è diventato presto un mito, perché la bellezza delle sue fotografie nasceva dalla sofferenza e dal pathos, dalla sua capacità di creare emozioni, lui che era perseguitato dall’ansia e quindi attratto dalla figura carismatica e protettiva del medico. Un mito nel mito della sua Magnum, la più famosa agenzia fotografica del mondo, nata a N.Y. nella primavera del 1947. La fotografia è un binomio non sempre scindibile: estetica e documento, inconscio e testimonianza, creazione e narrazione, parete ed editoria, come spesso si dice oggi.

Fotografare per capire, per farsi capire, per far capire: tre scopi diversi che racchiudono l’etica della fotografia.

Si dice che la fotografia blocca l’immagine, né quella prima né quella dopo, e quindi il tempo: l’immagine parla ed il tempo scandisce persone, luoghi, fatti, la loro cultura e la loro condizione sociale.

Tutta la meritoria azione sociale del volontariato, detta in termini moderni no-profit, non poteva quindi sottrarsi alla fotografia, come documento e come fatto estetico.

Molti medici si dedicano a varie espressioni artistiche per esternare i loro sentimenti: i medici-fotografi vogliono educare i propri pazienti con le loro immagini, consapevoli che il messaggio visivo delle loro fotografie possa essere un piacevole supporto a tematiche ancora scottanti, ma sempre più quotidiane, per cui solo una corretta informazione ed educazione sanitaria possono farle affrontare precocemente e serenamente.

In questo modo il medico-fotografo sta cercando di superare il concetto stesso di fotografia, allargandone le possibilità e la visione, e di uscire “fuori dal proprio camice”, mantenendo coerenza di uomo che è insieme medico e fotografo socialmente impegnato: è un impegno a tutto campo, senza soluzione di continuo, e le fotografie non sono scientifiche ma parlano di vita e dal banale quotidiano vanno verso l’infinito immaginario.

Danilo Susi, Presidente AMFI 1994 - 2019




CONCORSI e MOSTRE FOTOGRAFICHE




1994, 1997, 2000, Termoli, D. Susi, “una foto per la vita”, in collaborazione con la LILT.

2000, Termoli, D. Susi, in occasione del 52° Congresso Nazionale FIAF.

2002, Rieti, M. Paolocci, ”i volti della sofferenza” in occasione del Congresso Nazione dell’ A.M.S.I - medici scrittori.

2004, Ascea Marina, GP. Volpe, in occasione del convegno “Mare Nostrum: popoli e paesaggi del mediterraneo” per i 10 anni di attività.

2005, Ascea Marina, GP. Volpe, in occasione del Convegno scientifico-culturale “La memoria”.

2008, Arezzo, R. Scala, “voglia d’aria”.

2009, Rieti, M. Paolocci, “tema libero” per i 15 anni di attività.

2009/2010, Gemellaggio AMFI -ARFOMED-Dott.ssa Raluca Bulea c/o Istituto Italiano Cultura di Bucarest e la Galleria Civica Arte Contemporanea di Termoli.

2011, Gemellaggio Culturale Termoli-New York, ITALIA150 con il Maestro italoamericano Tony Vaccaro.

2013, Corigliano Calabro (vedi foto-ricordo IX, pag. 97)

2014, mostra itinerante AMFI-20 esposta a Roma (ENPAM), Napoli, Pescara, L’Aquila per i 20 anni di attività.

2015, Pescara, “Cittastratta: 3 AFI, 2 medici e 1 paziente”; Napoli, AMFI+AIPO; Chieti, “Equilibrium”; Firenze, Fortezza da Basso, X Biennale di.arte contemporanea.

2016, L’Aquila; Roma, Salone Margherita; Ascea-Casal Velino.

2017, Firenze, Giubbe Rosse; Benevento.

2018, Porretta Terme; Parigi, Carrousel du Louvre, con la Gallerista Larkina Loreta; CZESTOCHOWA, Polonia, concorso FIAP, Dott. KRZYSZTOF MUSKLSKA.

2019, 2019, Napoli, 71° Congresso FIAF; Roma, sede ENPAM; Genova, Galleria Satura; Catania, Accademia Belle Arti; Pescara, 47° Trofeo Aternum.




COLLABORAZIONI CON LA FIAF

2000, Termoli (CB), l’AMFI ha organizzato, insieme al GAF- Gruppo Amatoriale Fotografico - di Termoli * il 52° Congresso Nazionale FIAF: fu indetto un concorso per le Scuole Medie della città (vedi foto ricordo I, pag.98), fu presentata richiesta al Ministro delle Poste e Telecomunicazioni di un francobollo dedicato alla fotografia e di istituire un corso universitario di “Multimedialità dell’immagine” al Rettore della UNIMOL.

2008, IMMAGINI DEL GUSTO: percorsi contemporanei sul cibo. L’AMFI aderisce al progetto della FIAF e presenta, in contemporanea con altre 250 località sul territorio nazionale, due mostre, a Termoli e a Arezzo, curate rispettivamente dai soci Danilo Susi e Raffaele Scala, esponendo quaranta foto a colori e bianco/nero dei seguenti autori: Michele Angelillo di Napoli, Raffaele Scala di Arezzo, Franco Luigi Malizia di Parma, Renato Corradi e Danilo Susi di Termoli

2011, UNA GIORNATA ITALIANA

L’AMFI aderisce al progetto fotografico collettivo della FIAF in occasione dei 150 anni di Unità d’Italia, con i soci Michele Angelillo/Campania, Luigi Franco Malizia/Lombardia, Danilo e William Susi/Molise, Raffaele Scala/Toscana, Fausto Barberani/Umbria, Roberto Assale/Valle d’Aosta




ATTIVITA’ EDUCAZIONALE CULTURALE E DI VOLONTARIATO

2000, Termoli (CB), targa BELVEDERE DEI FOTOGRAFI a pie’ del Castello Svevo.

2007, Larino (CB), Corso base di educazione all’immagine presso la Casa Circondariale, tenuto da Danilo Susi in collaborazione col fotografo Gabriele Palma.

2011, Ortona (CH), incontro scolastico culturale sul “tricolore” all’ITC.

2011, Termoli (CB), donazione libri e cataloghi AMFI e FIAF al Comune di Termoli.

2011, Termoli (CB), Contributo donato a Pietro Mennea (1952-2013) Testimonial di TELETHON.

2012, Roma, collaborazione periodica mensile con “la Previdenza” rivista dell’ENPAM, diretta dal dott. Gabriele Discepoli.

2016, L’Aquila, contributo culturale alla città ancora smembrata dopo il sisma del 2009, grazie all’interessamento del sindaco dott. Massimo Cialente.

2017, Napoli, Ospedale Ascalesi della ASL 1 di Napoli, su invito del dott. Gino Leopaldi del Polo Onco-Ematologico.

2018, Napoli, Nefesh Onlus, concorso vinto dai soci AMFI, primo premio a Catherina Dominguez e terzo premio a Dino Natale.




EDITORIA

Libri e cataloghi con patrocinio AMFI: 25 edizioni in 25 anni

1994, Medici Fotografi, monografia FIAF n.5, D. Susi

1997, Superfici, D. Susi e F. Barberani (immagini e poesie), ed. LILT

1998, I colori della notte, F. Lepore, ed. Fondazione PescarAbruzzo

1998, Arti figurative ed arte medica, V. Cei , ed. Menarini

2001, Calabria, sogno mediterraneo e segni della memoria, LF.Malizia, Ed.Agora35

2002, DVD “4°congresso nazionale di fotografia AMFI”, M. Paolocci

2008, Quando la mia vita cambierà, R. Corradi e D. Susi, ed. Tracce

2008, Attraverso, Michele Angelillo, ed. Oedipus

2008, Cose mie come emozioni di L.F. Malizia, ed. Cesina

2008, Immagini del gusto, AA vari, ed. FIAF

2011, Una giornata tutta italiana, AA vari, ed. FIAF

2011, Colori d’Italia, D. Susi, ed. Menabò

2012, Attraverso-II edizione, di M. Angelillo, ed. Oedipus

2013, I percorsi dell’anima, LF. Malizia, ed. Agora35

2014, Contaminazioni, M. Angelillo, ed. Oedipus

2014, Maschere, M. Angelillo, ed. Oedipus

2015, Il mio Brasile, M. Angelillo, ed. Oedipus

2015, Preghiere d’Asia, M. Sergio, Palidano Press

2016, Letture fotografiche, LF. Malizia e D. D’Amato, ed. Comunikare

2016, Venezia nell’acqua, R. Carlon, ed. Biblos

2016, Dois anos de esporte no Brasil, M. Angelillo, ed. Oedipus

2017, De senectute, M. Iazeolla, ed. Areablu

2017, Ricordi di viaggio 2005-2017, R. Guiot e S. Ajassa

2018, Catalogo 2007-2017, M. Angelillo, ed. Oedipus

2019, AMFI 25, Monografia FIAF n. 101, D. Susi



RASSEGNA STAMPA

1998 Obiettivo Vita della LILT di Napoli

2008 Il Cesalpino dell’Ordine Medici di Arezzo

2009 Molise Oggi, 15 anni di AMFI

2011 Club Medici, AMFI a NY

2012 La Previdenza dell’ENPAM, il primo articolo e i primi autori Angelillo, Susi, Malizia

2014 La Previdenza dell’ENPAM, 20 anni di AMFI, vecchi e nuovi soci e gagliardetto

2014 Club Medici, 20 anni di AMFI

2017 La Nazione di Firenze, mostra alle Giubbe Rosse



I RAGGI X: TRA FOTOGRAFIA E NUOVA SCIENZA

Luciano Sterpellone, patologo clinico giornalista scientifico


Quando Conrad Röntgen, Professore di Fisica all’Università di Würzburg (Germania), scoprì i raggi X, non si mise a saltare dalla gioia e gridare -come invece fece Archimede-

“Eureka!”. Si rinchiuse silenzioso nel suo piccolo e malandato laboratorio, per riordinare nella mente quel che era accaduto Quella sera dell’11 novembre 1895 aveva assistito a uno strano fenomeno, ultimo di una serie di combinazioni piuttosto insolite. Stava lavorando sui raggi catodici, che qualche tempo prima Geissler aveva individuato nella luce che emanava facendo attraversare la corrente elettrica in un tubo di vetro sotto vuoto. Le prime avvisaglie della grande scoperta che avrebbe indissolubilmente legato l’arte della Fotografia alla nuova scienza della Radiologia risalivano a qualche mese prima. Difatti, nella primavera dello stesso anno gli era capitato un fatto strano. Egli era infatti un appassionato e provetto fotografo, che teneva sempre vicino a sé la macchina fotografica con alcuni chassies vergini. La teneva lì sulla scrivania, ed era solito appoggiare sulle lastre il quaderno degli appunti e la chiave della scrivania. Un mattino di quella primavera fu attratto dal bel sole che illuminava il giardino sottostante. E nulla poté frenare il suo hobby: prese la macchina fotografica, corse in giardino, e cominciò a fotografare uno per uno i suoi fiori: iris, peonie, lillà... Per l’ultima foto utilizzò proprio lo chassis che si trovava in laboratorio. Immensa sorpresa quando il giorno seguente, mentre ammirava le foto sviluppate con i bellissimi fiori (perfettamente riuscite e contrastate: erano istantanee al 25° di secondo), si accorse che l’ultima non era un fiore ma...una chiave. Guardò bene, e vide subito che era proprio la chiave della sua scrivania. Per mesi, fino a quel novembre, Röntgen si chiese quali raggi luminosi avessero mai potuto cadere su quella lastra che si trovava sulla scrivania, impressionandola con il disegno della chiave: non riusciva a rendersene conto, perché i suoi esperimenti li eseguiva sempre e invariabilmente tenendo la stanza completamente al buio. Non riusciva proprio a carpire il perché.

Torniamo ora alla sera di quello storico 11 novembre 1895, un venerdì. Anche questa volta completamente al buio, Röntgen stava lavorando con un tubo di Crookes, come sapete un tubo di vetro sotto vuoto attraverso cui faceva passare la corrente elettrica. Lo aveva coperto con un cartone nero, proprio per evitare che potesse prendere luce. A un certo momento vide brillare nel buio una strana luce che proveniva da un tavolo poco distante: e si rese conto che quella luce era collegata all’esperimento che stava facendo, tant’è che togliendo e rimettendo la corrente essa scompariva e ricompariva.

Röntgen si alzò nel buio, e a tentoni, rovesciando qualche oggetto, volle localizzare quella specie di fuoco fatuo che brillava nel buio: e si accorse che era uno schermo di platinocianuro di bario che si trovava per caso nella stanza: capì che erano quei cristallini a illuminarsi quando il tubo era in funzione. Tentò per giorni di capire di quale specie fossero quei raggi: e dopo ripetute prove scartò proprio l’ipotesi più verosimile, che cioè essi fossero i raggi catodici con i quali stava sperimentando. Ma allora, di quali raggi si trattava? Erano una vera incognita.

E poiché in matematica l’incognita si esprime con una x, li chiamò “Raggi X”.

Erano i tempi in cui si lavorava ancora quasi tutti con la candela. E il professore ben sapeva che ponendo una mano dinanzi alla fiamma, i raggi luminosi emanati dalla candela non attraversano la mano, per cui ne proiettano l’intera ombra. Erano insomma raggi “molli”, che non oltrepassavano l’ostacolo.

Quei NUOVI raggi mostravano invece una caratteristica: attraversavano corpi anche molto spessi, come una grossa gomma, dei pesi metallici, addirittura un vocabolario di mille pagine: erano insomma “raggi duri”, molto penetranti. Interpose allora la propria mano tra la sorgente radiante e lo schermo, e vide (per la prima volta nella storia dell’Umanità) proiettarsi sullo schermo lo scheletro della propria mano: i raggi X erano riusciti ad attraversare i tessuti molli della mano! Tuttavia, nonostante fossero così penetranti, non avevano attraversato le ossa, i cui contorni venivano quindi nettamente delineati sullo schermo. Röntgen non credeva ai propri occhi!

Come Titolare della Cattedra di Fisica, egli abitava in un appartamento annesso all’Istituto Universitario. Chiamò allora la moglie Bertha per confermare il fenomeno. La pregò di porre una mano dinanzi al tubo di Crooks e vide proiettarsi sullo schermo lo scheletro della sua mano delicata. La fotografò allora con la sua macchina: era la prima radiografia della Storia: la mano sinistra di Frau Bertha, con tanto di fede nuziale all’anulare.Il resto è storia.

Poiché si era ormai sotto Natale e la Società Fisico-Medica di Würzburg era chiusa per ferie, Röntgen volle “fermare” la sua invenzione in quell’anno (1895) scrivendo una nota preliminare: ne fece varie copie e le spedì alle maggiori autorità scientifiche della Germania. Pochi giorni dopo il Professore presenterà la sua scoperta nientemeno che al Kaiser Guglielmo II, e poco dopo a un’affollata assise di scienziati.

Nonostante il clamore suscitato dalla notizia che era possibile “guardare” direttamente nell’interno del corpo umano, non furono poche le resistenze dello stesso mondo scientifico. E per qualche tempo i raggi X furono considerati poco più di un miglioramento della FOTOGRAFIA, non una nuova rivoluzionaria tecnica. Tant’è che dei primi apparecchi

radiografici (immaginate quante radiazioni emanavano, non essendo in alcun modo schermati) era facile vederne degli esemplari nelle esposizioni e nelle fiere di paese, dove per pochi centesimi ci si poteva far tranquillamente radiografare anche tutto il corpo. E gli appassionati di fotografia scattavano lastre anche nei primi reparti di radiologia, per documentare la novità: vedremo ora alcuni di questi curiosi documenti. La successiva storia della Radiologia sarà complessa e affascinante; giungerà -favorita dai rivoluzionari progressi della scienza e della tecnologia- sino ai moderni apparecchi e alle più recenti e valide metodiche sia per la diagnosi che per il trattamento delle varie patologie.




I 25 ANNI DELL’AMFI

Giorgio Tani, Presidente Onorario della FIAF

Venticinque anni fa nasceva in Termoli l’Associazione Medici Fotografi Italiani, per volontà del Dr. Danilo Susi e dei primi medici che si iscrissero e vivificarono l’Associazione.

L’adesione alla FIAF, della quale ero presidente, portò quasi immediatamente alla stampa di una monografia che conteneva scritti, immagini e valori etici che toccavano la professione medica e, in combinazione con essa, la pratica della fotografia quale fonte di connessione con la bellezza e la vita. Scrivevo infatti, nella prefazione alla monografia, “il bello non lo si cerca solo nella composizione formale, ma anche e soprattutto negli ideali”.

Termoli è stata la città natale dell’associazione ed anche la città del 52° Congresso FIAF nell’anno 2000. Organizzava il GAF del dr. Susi e visitammo le cose più belle del Molise. Con lo stesso spirito di dedizione alla causa della fotografia, nel suo quarto di secolo di attività, tante sono state le occasioni nelle quali l’AMFI ha espresso le sue qualità espositive e di collaborazione tra i soci.

In questi ultimi anni l’Associazione è cresciuta molto e, direi, si è sparsa maggiormente sul territorio italiano raccogliendo e organizzando manifestazioni e mostre di rilievo. Mi fa particolare piacere rammentare la mostra avvenuta lo scorso anno nel prestigioso Caffè Le Giubbe Rosse a Firenze, che è la mia città. Quel locale è entrato nella storia della letteratura e dell’arte ad opera di grandi personaggi del ‘900 quali Palazzeschi, Soffici, Papini, Montale, Marinetti, Prezzolini ed altri tra i maggiori. Oltre alla letteratura e la pittura si è aggiunta, ormai da tempo, la fotografia e l’AMFI è stata protagonista di un bellissimo incontro al quale hanno partecipato medici fotografi di tutta Italia e le fotografie in mostra hanno dimostrato come l’arte fotografica, con i suoi contenuti estetici, sociali e documentali, sia compatibile ed anche propedeutica ad una professione impegnativa quale quella del Medico.






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